Eugène Sevaistre, n. 23 Revolution de Palerme, Barricade de la rue Toledo, le 2 juin 1860.
Courtesy Collezione Eugenio Sinatra.
«Le immagini, col loro pathos, sono viste al presente: è chiaro come si debba intenderle. Ma ci può essere chi non riesce a prescindere dal fatto che ogni fotografia è un documento e come tale è datata. Costui non si appaga di un commento formale-psicologico; reclama il confronto, se non con le storie, con la Storia: altrimenti, egli pensa, viene a mancare la dimensione drammatica»
Lalla Romano*
Le parole di Lalla Romano – decontestualizzate e prese a prestito in modo un po’ forzato – rimandano in modo diretto all’analisi barthesiana che vede in ogni immagine fotografica la compresenza di un livello sincronico e di uno diacronico. (1) L’approccio dello spettatore, al di là delle considerazioni dottrinali, subisce inevitabilmente una mutazione diacronica prodotta dal divario temporale che intercorre fra la produzione dell'immagine e la sua osservazione. La stessa finalità originaria può, con il trascorrere dei decenni, variare, spostandosi ad esempio dal livello vernacolare a quello documentario. La foto prodotta per memoria domestica, trascorso un periodo debito, può dunque diventare fonte di informazioni sull’epoca in cui è stata prodotta. All'interno di queste banali considerazioni si può inserire anche il caso delle stereoscopie datate 2 giugno 1860, realizzate immediatamente dopo il termine dell'insurrezione di Palermo (27-30 maggio 1860) da Eugène Sevaistre. Da una parte, infatti, queste ci pongono di fronte alla problematica della trasformazione del paesaggio urbano. L'evento rivoluzionario sconvolge, sia pure con effetto temporaneo, l'assetto visivo dell'urbanistica panormita. Le barricate più o meno organizzate secondo criteri militari, o figlie dell'estemporaneità popolare, introducono variabili architettoniche transitorie che impattano in modo considerevole sulla percezione e sulla fruizione della città. Il tessuto urbano è comunque vivo e in continua trasformazione. Le cellule che lo compongono si rinnovano senza sosta anche quando sono sotto l'attacco dei virus rivoluzionari. Osservando le fotografie è inevitabile che nella mente dello spettatore contemporaneo sorgano interrogativi sugli accadimenti, sui modi di vivere, sui sentimenti di chi di quei fatti è stato protagonista. In realtà, le fotografie non sono in grado di rispondere che in modo assai parziale a questa valanga di domande. Offrono, al più, una parvenza di certezza relativamente agli scenari offerti alla fantasia, che lavora in combutta con le specifiche conoscenze individuali sull'argomento. Un terzo non meno sostanzioso spunto di riflessione viene offerto dagli interrogativi che le immagini di Sevaistre pongono allo spettatore sulla loro stessa natura. L’approccio che si può derivare dall'osservazione delle fotografie, parametrato sulla scorta delle scelte tecniche e delle abitudini dell'epoca, indurrebbe infatti a ipotizzare una matrice di tipo commerciale all'origine degli scatti. |
Di fatto, oggi, quelle immagini rappresentano documenti di eccezionale interesse e unicità che, per alcuni versi, si avvicinano a un approccio di tipo giornalistico, ancorché penalizzato dal livello tecnologico espresso nel settore fotografico intorno alla metà del diciannovesimo secolo. Tuttavia, disponendo di un adeguato visore in grado di restituire l’originale visione stereoscopica, le immagini di Sevaistre tornano a prender vita, esprimendo tutta la loro potenza visiva. Gli scorci prospettici, atti a esaltare la tridimensionalità di questo tipo di visione, aggiungono ulteriore pathos alla non indifferente fascinazione derivante dallo status di immagini storiche. I limiti della tecnologia si rivelano nella staticità della riprese, in cui le figure umane appaiono a volte come fantasmi sullo sfondo delle barricate. Anche questo, però, contribuisce a incrementare il portato emotivo, ponendoci nell’illusoria condizione di annullamento delle barriere spazio-temporali. Gli avvenimenti di oltre centocinquanta anni escono quindi dalle pagine dei libri di storia del liceo e ci circondano, complice l’illusione spaziale della stereoscopia. Quale enigma si cela dunque dietro quelle che genericamente chiamiamo foto antiche? Lungi dal voler risolvere la questione, proponiamo un ultimo stimolo alla riflessione (che speriamo prosegua oltre questa pagina) ricordando, con un ulteriore indebito salto logico, un passo di Calvino: «voleva che nella sua foto si potessero riconoscere le immagini mezzo appallottolate e stracciate e nello stesso tempo si sentisse la loro irrealtà d’ombre d’inchiostro casuali, e nello stesso tempo ancora la loro concretezza d’oggetti carichi di significato, la forza con cui s’aggrappavano all’attenzione che cercava di scacciarle». (2)
[ La Redazione ] (*) - Lalla Romano, Nuovo romanzo di figure, Einaudi, Torino, 1997; pag. VIII-IX. (1) - cfr. Roland Barthes, L'ovvio e l'ottuso, Einaudi, Torino, 1997. (2) - Italo Calvino, L’avventura di un fotografo, da Gli amori difficili, in Calvino romanzi e racconti, vol.II, Meridiani Collezione, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 2005; pag. 1109. |
Eugène Sevaistre, n. 22 Revolution de Palerme, Position des Napolitains sur l'Alberghiera pendent la tréve, le 2 juin 1860.
Courtesy Collezione Eugenio Sinatra.
L’INSURREZIONE DI PALERMO
Godefroy Durand, Palermo, 27 maggio 1860.*
L’ingresso delle truppe garibaldine in città, il 27 maggio 1860, segna l’inizio dell’insurrezione di Palermo, accolta dal suono delle campane. La reazione borbonica presso Porta Termini provocò la costruzioni di barricate, grazie alla protezione delle quali fu nottetempo reso possibile allo stesso Garibaldi l’ingresso in città. In appena un’ora metà città era stata occupata. A mezzogiorno, però, il bombardamento dell’abitato, già minacciato in caso di insurrezione, ebbe inizio da terra e da mare. La reazione borbonica, in assenza di un piano d’azione definito, si risolse in atti di ritorsione verso la popolazione scesa in campo armata alla meglio. I tentativi dei borbonici di ristabilire i collegamenti furono respinti più volte e, alla fine, le truppe guidate da Corrao fecero il loro ingresso da Porta Maqueda la mattina del 28 maggio, spezzando in due tronconi l’esercito borbonico. La fuga dei i soldati di guardia alle
Grandi Prigioni (Vicaria), per non rimanere isolati, contribuirono ad ingrossare le file degli insorti grazie ai carcerati evasi. Il 29 aprile si combatté lungo la linea delle barricate, soprattutto in prossimità del Duomo, di Palazzo Reale e del Papireto. Ma il 30 aprile i borbonici – a corto di vivere e soprattutto di munizioni – cessarono i bombardamenti, e il generale Lanza chiese a Garibaldi di iniziare una trattativa che portò a un immediato cessate il fuoco e a un armistizio a partire dalle 12,00.
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(*) - Truppe borboniche si abbandonano alla violenza e al saccheggio nei confronti della popolazione civile e degli abitanti posti tra Porta di Castro e Piazzatta di Grande, incendiando il quartiere a sud di Palazzo Reale. Godefroy Durand, Palermo, 27 maggio 1860.
Eugène Sevaistre, Piazza Carini (originale privo di didascalia).
Courtesy Collezione Eugenio Sinatra.
Eugène Sevaistre, n. 4 Revolution de Palerme, Barricade de la place Bologne, le 2 juin 1860.
Courtesy Collezione Eugenio Sinatra.
LA STEREOFOTOGRAFIA NEL XIX SECOLO
Nel 1832 Charles Wheatstone compie i primi esperimenti stereoscopici che lo portano, sei anni più tardi, alla pubblicazione di un trattato sulla visione binoculare. Per visualizzare i primi esperimenti, egli utilizza uno strumento ottico che per mezzo di specchi e prismi consente di ottenere un effetto di tridimensionalità. Convinto che la sua scoperta sia applicabile dalla fotografia, Wheatstone entra in contatto con William Fox Talbot e, sempre nel 1838, presenta il primo stereoscopio alla Royal Society di Londra, dove viene accolto con freddezza a causa dell’eccessivo ingombro e della complessità nell’uso.
La prima fotocamera binoculare per la fotografia stereoscopica appare solo nel 1852 ad opera di J.B. Dancer e, trascorsi altri sei anni, lo stereoscopio di Brewster – presentato all'Esposizione Universale di Londra – suscita finalmente interesse, tanto da convincere la ditta parigina Duboscq & Soleil a produrlo. Con la fine del XIX secolo si conclude il periodo d’oro della stereoscopia, che si avvia al declino, salvo tornare periodicamente alla ribalta in forme aggiornate.
Eugène Sevaistre, n. 21 Avants postes, des Palermitains dans l'Alberghiera pendant la trêve, le 2 juin 1860.
Courtesy Collezione Eugenio Sinatra.
Eugène Sevaistre, n. 9 Barricades de Porta Macqueda, le 2 juin 1860.
Courtesy Collezione Eugenio Sinatra.
Eugène Sevaistre, n. 2 Bombe et barricade dans la Correria Vecchia, le 2 juin 1860.
Courtesy Collezione Eugenio Sinatra.
Eugène Sevaistre - Nato in Normandia nel 1817 e morto nel 1897, questo fotografo francese è noto soprattutto per la sua attività nella fotografia stereoscopica, realizzata principalmente in Italia e Spagna. In quest'ultimo paese realizzò circa quattrocento stereoscopie nel 1857, pubblicate in forma anonima nei cataloghi dei Fratelli Gaudin. In seguito si trasferì a Palermo dove, oltre a produrre una serie di cartoline stereoscopiche della Sicilia, nel 1859 dà vita a una sorta di sodalizio con il fotografo palermitano Giuseppe Incorpora. L'anno successivo, tra la fine maggio e i primi di giugno, Sevaistre scatta quelle che sono probabilmente le sue immagini più famose, documentando in stetoscopia la rivolta di Palermo contro i Borboni.
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