Nicolò Quirico, Memorie del lavoro.
Stampa fotografica su collage di pagine di libri d'epoca, op. 1 di 3, 90x150x4cm, 2014, collezione privata.
© Nicolò Quirico.
«Lo sguardo percorre le vie come pagine scritte: la città dice tutto quello che devi pensare, ti fa ripetere il suo discorso, e mentre credi di visitare Tamara non fai che registrare i nomi con cui essa definisce se stessa e tutte le sue parti»
Italo Calvino*
L’antica città occidentale, nella cultura romana in particolare, eredita e concretizza l’intero
corpus di tradizioni e convinzioni religiose della cultura che l’ha espressa nell’edificazione. La pianta cittadina e il suo sviluppo erano, in altre parole, una forma simbolica organizzata in funzione della ricerca di un’armonia con le leggi divine. Le nostre città invece tendono a presentarsi come «un tessuto di edifici intersecato da strade o come un reticolo di strade orlate da edifici nelle zone periferiche e formanti una maglia piena al centro è basata sulla divisione delle zone e sulla circolazione stradale» (1). In quale modo, dunque, una rilettura simbolica può affrontare oggi il paesaggio urbano nella sua massima forma di antropizzazione, rappresentata ovviamente dal territorio urbano? A fronte di espansioni urbane che vedono l'introduzione di elementi architettonici la cui funzionalità finisce per prevalere su altre considerazioni, le città tendono a perdere quell'identità storica che le ha definite nel tempo. Si assiste quindi alla proliferazione di costruzioni, di scatole fameliche che si nutrono di tempo (2), che suscitano, nell'artista sensibile ai fenomeni della propria epoca, la necessità di recuperare il valore delle proprie tradizioni, di ritrovare le radici identitarie del proprio vivere sociale. Questo restauro identitario non può che passare dunque attraverso un'operazione simbolica che vede palazzi e monumenti edificati o, per meglio dire, riedificati iconicamente. La materia prima non può più essere costituita da mattoni e cemento. Le costruzioni si devono erigere ora sulla parola, che in immagine diviene stampata, espressione diretta della cultura che l'ha generata. |
I libri, materiale di un'edilizia culturale, diventano simbolicamente (e
de facto, con le loro pagine, per quanto concerne la realizzazione dell'opera) la base su cui si posano le fondamenta per riscrivere la percezione della città. Ecco dunque che le costruzioni non sono più solo una mera accozzaglia di vanità architettoniche, ma espressione di un insieme di sapienze che si strutturano nel corso della storia della civiltà occidentale. La sovrastruttura figurativa – di per sé altamente simbolica – si poggia quindi sulla parola, il cui valore altrettanto simbolico apre, forse, un ulteriore spiraglio di pensiero, iniziando a squarciare quella cortina di presunzione tipica dell'essere umano, spesso ignaro della natura transeunte dei propri manufatti.
[ Sandro Iovine ] (*) - Italo Calvino, Le città invisibili, in Calvino romanzi e racconti, vol.II, Meridiani Collezione, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 2005; pag. 368. (1) - cfr. Joseph Rykwert, L’idea di città, antropologia della forma urbana nel mondo antico, Einaudi, Torino, 1981. (2) - cfr. Stefano Boeri, L’anticitttà, Editori Laterza, Roma-Bari, 2011. |
Nicolò Quirico, Gli emergenti, Londra.
Stampa fotografica su collage di pagine di libri d'epoca, op. 1 di 3, 150x150x4cm, 2014, collezione privata.
© Nicolò Quirico.
Nicolò Quirico, Gambadilegno, Londra.
Stampa fotografica su collage di pagine di libri d'epoca, op. 1 di 3, 100x200x4cm, 2014, collezione privata.
© Nicolò Quirico.
Nicolò Quirico, Brutalism teatrale, Londra.
Stampa fotografica su collage di pagine di libri d'epoca, op. 1 di 3, 90x150x4cm, 2015, courtesy: Costantini Art Gallery.
© Nicolò Quirico.
Nicolò Quirico, Paesaggio storico, Londra.
Stampa fotografica su collage di pagine di libri d'epoca, op. 1 di 3, 65x220x4cm, 2014, collezione privata.
© Nicolò Quirico.
Nicolò Quirico, La boîte à joujoux, Parigi.
Stampa fotografica su collage di pagine di libri d'epoca, op. 1 di 5, 150x150x4cm, 2015, courtesy: Costantini Art Gallery.
© Nicolò Quirico.
Nicolò Quirico, L'organo architetto, Parigi.
Stampa fotografica su collage di pagine di libri d'epoca, op. 1 di 5, 150x170x4cm, 2015, courtesy: Costantini Art Gallery.
© Nicolò Quirico.
Nicolò Quirico, Differentemente verticali, Parigi.
Stampa fotografica su collage di pagine di libri d'epoca, op. 1 di 5, 100x130x4cm, 2015, courtesy: Costantini Art Gallery.
© Nicolò Quirico.
Nicolò Quirico, Unione di differenze, Parigi.
Stampa fotografica su collage di pagine di libri d'epoca, op. 1 di 5, 85x160x4cm, 2015, courtesy: Costantini Art Gallery.
© Nicolò Quirico.
Nicolò Quirico, Il trascinatore, Roma-EUR.
Stampa fotografica su collage di pagine di libri d'epoca, op. 1 di 5, 150x2700x4cm, 2015, courtesy: Costantini Art Gallery.
© Nicolò Quirico.
Nicolò Quirico, Il tessitore, Bilbao.
Stampa fotografica su collage di pagine di libri d'epoca, op. 1 di 3, 100x200x4cm, 2014, collezione privata.
© Nicolò Quirico.
Nicolò Quirico - Nicolò Quirico si occupa di comunicazione visiva ed editoria dal 1985, anno in cui si è diplomato all’Istituto Statale d’Arte di Monza. Dal 1996 al 2004 cura l’organizzazione del premio Morlotti-Imbersago e dà inizio alle sue ricerche artistiche, partendo dall’utilizzo del mezzo fotografico per creare installazioni di matrice concettuale. Ne nascono raffinati incontri tra immaginazione e memoria, tra storia e fantasia, come la mostra itinerante dedicata al fiume Adda e il Bestiario dell’ora blu. Nel 2009 vince la seconda edizione del Premio nazionale Fotografare il Territorio, organizzato dalla Fondazione Vittorio e Piero Alinari di Firenze. Tra le mostre più recenti: la rassegna del Premio Confini 10, London Calling alla Costantini Art Gallery di Milano e il progetto ParisPhoto presentato al MIA - Milan Image Art Fair 2015.
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