Hiroshi Sugimoto, Bay of Sagami, Atami, 1997.
Stampa ai sali d’argento, 119,5x149 cm. Courtesy l’artista.
«La mia prima visione dell'oceano è arrivata come un risveglio. Naturalmente dovevo aver già visto l'oceano in precedenza, ma questo è il ricordo più antico e vivo che ho di esso. Avevo spiato dal treno della Tokaido Line il paesaggio marino scorrere da sinistra a destra. Doveva essere autunno, perché il cielo era talmente casto da far spalancare gli occhi. Stavamo correndo su una scogliera e il mare brillava molto più in basso come un fotogramma di film, per poi scomparire all'improvviso dietro le rocce. La linea dell'orizzonte dove il mare azzurro incontrava il cielo luminoso era un rasoio affilato, come la lama della spada di un samurai. Affascinato da questa sorprendente e al tempo stesso stranamente familiare scena, mi sono sentito come se stessi guardando un paesaggio primordiale»
Hiroshi Sugimoto*
Nell'affrontare il paesaggio, il lavoro di Sugimoto si impone come un universo trasversale in cui la relazione tra spazio e tempo diventa assolutamente prioritaria. Del resto, l'ossessione del tempo e la sua sublimazione attraverso la ricerca di una modalità di rappresentazione dello stesso appare cogente nella ricerca di questo autore giapponese. Senza andare a riprendere lavori più espliciti come Theaters, il delicato equilibrio tra tempo e spazio, sotteso dall'analisi del medium fotografia, corre sotto pelle anche in Seascapes. Il paesaggio marino con il suo aspetto primordiale pervade la visione dello spettatore, ponendolo di fronte a uno spettacolo che è frutto del tempo, inteso in senso fotografico, e contemporaneamente riflessione sull'idea stessa di paesaggio nel tempo. Se è vero infatti che il paesaggio muta e si ritrasforma in continuazione per opera tanto dell'uomo quanto della natura, quello che si osserva quando si guarda il mare all'infinito è uno spettacolo analogo, se non identico, a quello che avrebbe potuto vedere un osservatore qualche migliaio di anni fa. Il tempo di posa prolungato permette di raccogliere, in un istante reso eterno, un intervallo più o meno prolungato in cui il moto del mare ripreso a distanza finisce per annullarsi in un paesaggio primordiale. |
Più evidente appare invece in Dioramas l'intervento dell'uomo che, a fini didattici, si fa demiurgo del paesaggio, ambientando frammenti di fauna strappati alla natura e imbalsamati. Allo stesso modo, la fotocamera è artefice di una visione ingannevole tanto quanto lo sono i fondali nei musei di storia naturale. «Quando sono arrivato a New York nel 1974, ho visitato molti dei siti turistici della città, tra questi c'era il Museo Americano di Storia Naturale. Mentre osservavo la mostra di diorami animali, feci una curiosa scoperta: gli animali impagliati posizionati sui fondali dipinti prima sembravano del tutto finti, ma guardandoli con un occhio chiuso, ogni prospettiva svaniva, e all'improvviso tutto sembrava molto reale. Avevo scoperto come guarda il mondo una macchina fotografica. Per quanto sia falso un soggetto, una volta fotografato, sembra vero come se fosse reale.» (1)
[ Sandro Iovine ] (*) - Kerry Brougher e David Elliot, Hiroshi Sugimoto, Hirshhorn Museum and Sculpture Garden, Smitsonian Institution, Washington DC, 2006; pag. 14. (1) - Ibidem; pag. 45. |
Hiroshi Sugimoto, Birds of The Alps, 2012.
Stampa ai sali d’argento, 119,5x171,5cm. Courtesy l’artista
Joan Fontcuberta, Safari, particolare dell'installazione. © Joan Fontcuberta.
DIORAMI PER TUTTI
Ad occuparsi fotograficamente dei diorami non è stato solo Sugimoto. Anche
Joan Fontcuberta in Safari ne ha fotografati per mettere in discussione, all'interno dell'installazione con cui era stato presentato il lavoro a Girona nel 1997, la veridicità delle informazioni veicolate attraverso la fotografia nella comunicazione.
Completamente differente, per approccio formale e attribuzione di senso, il lavoro di
Gabor Palotai realizzato, agli inizi del 2000, nelle sale dell'American Museum of Natural History e sviluppato in fotogrammi panorama.
Gabor Palotai, AM MU NA HI (Pictures from the Americam Museum of Natural History). © Gabor Palotai.
Hiroshi Sugimoto, Tyrrhenian Sea, Conca 1994.
Stampa ai sali d’argento, 119,5x149cm. Courtesy l’artista.
LA MOSTRA
Hiroshi Sugimoto. Stop Time
a cura di Filippo Maggia
8 marzo – 7 giugno 2015
Foro Boario
via Bono da Nonantola, 2 – Modena
www.fondazionefotografia.org
Orario: da mercoledì a venerdì, ore 15,00-19,00; sabato e domenica, ore 11,00-19,00.
Chiuso lunedì e martedì.
Ingresso: 5,00 €. Ingresso libero tutti i mercoledì.
Alcuni dettagli dell'allestimento proposto dalla mostra
Hiroshi Sugimoto. Stop Time presso il Foro Boario di Modena. © SB/FPmag.
Hiroshi Sugimoto, Birds of the South Georgia, 2012.
Stampa ai sali d’argento, 119,5x184,5cm. Courtesy l’artista.
Hiroshi Sugimoto, Photogenic Drawing 017, 2008.
Stampa virata ai sali d’argento, 93,7x74,9cm. Courtesy l’artista.
Hiroshi Sugimoto - Nato a Tokyo nel 1948, Sugimoto lascia il Giappone nel 1970 per studiare Arte a Los Angeles, in un periodo in cui il Minimalismo e l’Arte Concettuale regnavano sovrani. Entrambe queste correnti hanno influito molto sulla sua visione estetica. Dal Minimalismo, in particolare, ha tratto una passione rigorosa per la serialità, che lo ha portato a organizzare il suo lavoro in serie ben definite e omogenee. Con l'evoluzione della sua ricerca, egli ha quindi individuato soggetti di una tale profondità concettuale che è tornato ciclicamente a rivisitare nel corso della sua carriera. L’approccio dell’artista è meditabondo, lento e prudente. Considerato uno dei più autorevoli interpreti della fotografia contemporanea internazionale, Sugimoto utilizza il mezzo fotografico per indagare le tracce della storia nel nostro presente e, ritraendo soggetti che ricreano o replicano momenti di un passato ormai lontano e/o luoghi geograficamente distanti, critica la presunta capacità della fotografia di ritrarre la storia con accuratezza. Artista pluripremiato, è stato insignito del Mainichi Art Prize (1988), del prestigioso Hasselblad Foundation International Award (2001), del 21º Praemium Imperiale (2009), della Medaglia d'onore con nastro viola dal governo giapponese (2010) ed è stato nomitato Ufficiale dell'Ordre des Arts et des Lettres dal governo francese (2013). Le sue opere figurano nelle più importanti collezioni museali internazionali e sono state esposte nel corso di numerose mostre personali e collettive. Tra le personali ricordiamo quelle organizzate presso il Palais de Tokyo di Parigi e il J. Paul Getty Museum di Los Angeles (2014), il Lille Metropole di Lille (2012), il National Museum of Art di Osaka (2009), la Neue Nationalgalerie di Berlino (2008), il De Young Museum di San Francisco (2007), l’Hirshhorn Museum di Washington D.C. (2006), il Mori Art Museum di Tokyo (2005), la Fondation Cartier pour l’art contemporain di Parigi (2004), il Solomon R. Guggenheim Museum di New York (2000), il Metropolitan Museum of Art di New York (1995). Attualmente vive e lavora tra New York e Tokyo.
Foto: Autoritratto. © Hiroshi Sugimoto.
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