Gilbert Garcin, Le coeur de la cible. © Gilbert Garcin.
Chi è Mister G.? Quando lo vedi la prima volta hai subito l'impressione di conoscerlo. Anche se non lo hai mai incontrato prima. «Mister G.»... un nome che profuma di mistero, ma si nasconde dietro un aspetto sostanzialmente anonimo. Cappotto grigio, cappello grigio, pantaloni grigi, scarpe che, pure se sono nere, sempre grigie sembrano. Sono grigi anche i capelli. Anzi no. Quelli sono bianchi.
Difficile non associarlo a qualche personaggio di Magritte, del cui distacco nei confronti del mondo sembra essersi eletto a geloso custode. È anziano, questo si vede subito. L’aspetto nell'insieme risulta inoffensivo e venato di una simpatia sottile, non ricercata che gli deriva forse da quella goffaggine di fondo dovuta in parte all'età. Se ti soffermi a scrutare un po’ in quell’espressione disincantata al limite della fissità, non puoi non avvertire una familiarità giocosa, ancorché intrisa di un senso dell'ironia al limite del sarcasmo.
Se poi hai del tempo da dedicargli, puoi accorgerti che più lo osservi e più emergono gli aspetti interessanti di quest’arzillo vecchietto che si accanisce in improbabili, quando non addirittura pericolose, imprese e si ostina ad affrontare a viso aperto le vicissitudini della sua condizione di essere umano. Sì è inutile negarlo, questo Mister G. più lo osservi e più ti diventa simpatico.
Eccolo alle prese con quella quotidianità che ti soffoca tutti i giorni travolgendoti nelle sue noiose ripetizioni. Ora è intento a trafiggere il cielo con frecce che ricadendo è più probabile che colpiscano lui stesso al centro del bersaglio piuttosto che i Celesti. Poi è alle prese con i misteri incomunicabili della vita di coppia. Eccolo perdersi, novello Sisifo afflitto da coazione a ripetere, in un'impresa improbabile: cancellare le proprie orme camminando in cerchio. Poi ancora si promuove protagonista perplesso al cospetto della sua stessa immagine, messa in discussione dall'ossessiva ripetizione iconica.
Il mondo è uno specchio per Mister G., uno specchio che alla fine rimanda sempre la stessa immagine. Un mondo con il quale, denunciano le immagini, è quasi impossibile comunicare. Insomma a dirla tutta questo Mister G. di difetti ne ha quanti ne puoi immaginare e forse anche qualcuno in più. Eppure... eppure nella sua figura c'è qualcosa che impedisce di avercela con lui...
Perché Mister G. risulta simpatico, familiare, conosciuto nonostante non si adoperi minimamente per ottenere questo risultato? In fondo quello che fa non è altro che mettere in evidenza le incongruenze e talvolta (spesso?) anche le miserie umane. Mister G. punta lo sguardo sull'incredibile capacità che tanti esseri umani hanno di chiudersi all'interno di limiti autoimposti. Una abilità che quasi sempre si risolve nella totale incapacità di superarli quei limiti, fin dal primo momento in cui i recinti vengono eretti. Quindi chi Mister G.?
«Che razza di domande fai? – direte voi – Mister G. altri non è se non il suo stesso creatore!».
Certo, è quell'uomo che, dopo una vita passata a importare e vendere strumenti per illuminare, ha scoperto i suoi
giochi e in essi forse si è riconosciuto ponendo, come direbbe Breton, fine alla sua
agitazione puerile. Mister G. è un avatar che si muove all'interno di un mondo fantastico, interiore e surreale che finalmente può trovare una sua dimensione in quello reale per il tramite offerto dall'immagine. «Diamine, dunque appare evidente che si possa concludere che Mister G. è Gilbert Garcin! ... No?».
No! O perlomeno non solo. Mister G. sei anche tu che stai leggendo queste righe. Sono anche io che le sto scrivendo. Mister G. è ognuno di noi. Per questo tendiamo a riconoscerlo e per questo, forse, in fondo lo troviamo anche simpatico.
«Che cosa ci faccio qui, perché scruto così a lungo quella persona, di quale tentazione persistente sono l'oggetto? Ma è un uomo, a quanto pare, che mi fa questa proposta! Non rifiuto di seguirlo dove vuole condurmi. Soltanto dopo giudicherò se ho fatto bene a prenderlo come guida e se l'avventura nella quale mi ha trascinato era degna di me». (***)
[ Sandro Iovine ]
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[ RISORSE INTERNE ]
◉ [ mostre ] Il mondo di Mister G.
Gilbert Garcin - Nasce nel 1929 a La Ciotat, nei pressi di Marsiglia. Dopo aver conseguito la laurea in Economia, dirige fino all'età della pensione una società di importazione di lampadari. Raggiunta l'età di 65 anni e lasciato il lavoro per andare in pensione, vince un premio fotografico, cosa che gli permette di seguire un workshop di Arnaud Claas sul fotomontaggio e sull'assemblage photographique, organizzato nell'ambito dei Rencontres Internationales di Arles. In quell'occasione Garcin entra in contatto con il fotomontaggio, di cui approfondisce le potenzialità trasformandolo nella sua forma di espressione privilegiata, tratto distintivo della sua opera.
Negli anni Ottanta inizia a costruire piccoli scenari per le sue immagini lavorando con Pascal Dolémieux. Inizia a fotografarsi in abiti comuni, come una figura solitaria, un po' dimessa e dall'apparenza leggermente assente, quasi fosse assorbito nei propri pensieri. Nasce così Mister G., il suo alter ego, per mezzo del quale scandaglia con accostamenti surreali i misteri dell'esistenza umana. Negli ultimi quindici anni, Gilbert Garcin ha pubblicato diversi libri e partecipato a un gran numero di mostre spinto dal desiderio di condividere con un ampio pubblico le sue idee sulla vita e sul mondo. Le sue opere sono state esposte in tutto il mondo ed è presente in numerose collezioni, pubbliche e private, tra cui ricordiamo quelle del Fonds National pour l'Art Contemporain, del Fonds Communal pour l'art Contemporain de Marseille, della Maison Européenne de la Photographie, dell'Artothèque de Veendam, dell'Artothèque de Nantes, dell'Artothèque de Vitré, della Médiathèque de Miramas, della Fondation Regards de Provence, della Galerie du Château d'Eau, e della West Collection di Philadelphia. Gilbert Garcin è scomparso nel sonno nella notte tra il 17 e il aprile 2020. Il 21 giugno 2020 avrebbe compiuto 91 anni.
Gilbert Garcin
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