Alimentare una centrale termoelettrica a carbone implica che vi sia un approvvigionamento costante di combustile. A questo scopo è stato costruito dall'ENEL un nastro trasportatore della lunghezza di oltre 13Km, la cui realizzazione ha comportato scavi a una profondità di 20 metri per poterlo interrare. Questa operazione è andata a intaccare le falde acquifere superficiali, tanto è vero che gli abitanti del luogo ricordano che durante la costruzione era possibile sentire i rumori delle pompe che prosciugavano gli scavi. Per evitare ostacoli ai lavori, le falde superficiali sono state fatte defluire verso quelle più profonde per mezzo di perforazioni del terreno.
Le conseguenze si sono fatte vedere già all'inizio già all'inizio degli anni Novanta, quando i pozzi intorno a Cerano hanno iniziato a seccarsi costringendo gli agricoltori, che ovviamente non potevano fare a meno delle risorse idriche, a spingersi fino a 50 metri dalla superficie. Raggiungere queste profondità nella zona significa inevitabilmente pescare acqua salata. E utilizzarla per venti anni significa rendere i terreni improduttivi. Senza contare ovviamente che anche dai rubinetti delle case esce acqua salata.
Come se non bastasse le cisterne per la raccolta dell'acqua piovana – che con i pozzi hanno sempre costituito le risorse idriche tradizionali delle zona – risultano fortemente inquinate dalle polveri di carbone a quanto dichiarano gli abitanti della zona.
A tutt'oggi, la richiesta di una condotta di acqua potabile per le circa 200 persone che vivono nei dintorni di Cerano non è stata accolta, mentre la Centrale ne è fornita. Nella zona di Cerano tutti sono perciò ancora costretti a usare acqua il cui impiego è stato vietato per le piante, e a recarsi quotidianamente alla fontana pubblica di Tuturano per approvvigionarsi di acqua potabile. Non meno di cinque chilometri al giorno per poter bere. [
S. I. ]
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pubblicato in data 15-01-2016 in Wastelands
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