Una mostra che rende omaggio a una redazione, a un gruppo di persone che ha fatto della satira e della provocazione la propria bandiera, pagando a caro prezzo la propria scelta. Il 7 gennaio 2015 la redazione di Charlie Hebdo viene infatti presa d'assalto da un gruppo di terroristi. A terra rimangono i due padri fondatori della storica rivista satirica francese, Wolinski e Cabu, e tre vignettisti: Charb, Honoré e Tignous. Il resto è ormai storia. Una pagina nera per la libertà di stampa, uno schiaffo in faccia alle sicurezze della Ville Lumière, e dell'intera Europa, che il progetto di Arnaud Baumann e Xavier Lambours – presentato da Signatures ed esposto alla Caserne Gallieni – affronta con uno sguardo laterale.
Attraverso un'accurata selezione di foto d'archivio, il percorso inizia mostrando la vita redazionale della rivista satirica Hara-Kiri, concentrandosi sul piccolo mondo creativo e intellettuale che negli anni Settanta gli gravitava intorno, nonché sui suoi personaggi più illustri, come il Professeur Charon e François Cavanna, divenuti poi fondatori della prima versione di Charlie Hebdo. Scatto dopo scatto, vengono così ripercorse le tappe fondamentali che hanno portato alla chiusura di Hara-Kiri e alla nascita, nel 1992, della rivista satirica ormai tristemente nota in tutto il mondo. In primo piano, gli episodi più significativi e un susseguirsi di direttori, vignettisti, redattori e creativi che hanno preso parte alla parabola di questa vivace realtà editoriale. Sullo sfondo, trent'anni di storia parigina, l'evolversi dei costumi e delle pratiche editoriali. Una storia tutta francese, una narrazione che – a detta dello stesso patron del VISA, Jean-François Leroy – non avrebbe forse trovato spazio in un festival internazionale di fotogiornalismo se quel maledetto 7 gennaio 2015 non fosse successo quanto invece è accaduto. Da quel giorno, infatti, tutti sanno cos'è Charlie Hebdo. Improvvisamente quella testata urticante, semi-sconosciuta al di fuori dalla Francia e spesso criticata con ferocia, è diventata un simbolo. Il simbolo della lotta per la libertà di stampa.
È quindi sull'onda lunga del grido «Siamo tutti Charlie!» che il progetto proposto in tempi non sospetti a Leroy da Arnaud Baumann e Xavier Lambours ha acquisito un orizzonte più ampio. Una dimensione internazionale che gli ha permesso di presenziale al Festival, e che la mostra tuttavia lambisce senza toccare. Si limita a suggerirla, spingendo i visitatori a mettere insieme i pezzi. Nulla riporta infatti ai drammatici fatti di gennaio e alle reazioni che hanno scatenato. Nulla se non qualche velato riferimento negli apparati testuali e quell'immagine su sfondo nero – affissa su un pannello d'alluminio posizionato al centro della sala – composta di cinque volti che è facile scovare anche all'interno di molti altri scatti inseriti nel percorso. Cinque primissimi piani sotto il quale compare una scritta, lapidaria: «Dessinateurs assassinés». [ S. B. ]
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DE HARA-KIRI À CHARLIE
di Arnaud Baumann e Xavier Lambours
Caserne Gallieni | fino al 13 settembre 2015
ingresso: gratuito
pubblicato in data 10-09-2015 in NOTIZIE / MOSTRE
VISA2015 StefaniaBiamontiFPmag
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