Un modo di fotografare classico, nel procedimento e nel linguaggio, quello di George Tatge, da molti anni noto e apprezzato nel panorama fotografico italiano: nato a Istanbul nel 1952 da madre italiana e padre americano, trascorre i suoi primi anni in alcune città europee e mediorientali prima di trasferirsi a New York e poi, nel 1973, definitivamente in Italia. Ha sempre vissuto nella bellezza rinascimentale di Firenze e in quella paesaggistica dell’Umbria, in una scelta coerente con la sua innata eleganza interiore.
George Tatge, Bagni Roma, Livorno, 2019. © George Tatge.
Con determinata continuità ha fotografato paesaggi e scampoli di mondo con la sua macchina di grande formato, per riprese lente, in cui l’impostazione classica ‒ se vogliamo alla Alinari, azienda di cui non a caso è stato per molti anni direttore scientifico ‒ si sposa con una freschezza di linguaggio attento alle modificazioni del territorio, a quei dettagli che rivelano molto più di quanto possa apparire a una prima lettura di tipo estetico. E tutto questo lavoro è stato sempre realizzato scegliendo il bianco e nero secondo la grande lezione dei classici ‒ soprattutto americani ‒ del Novecento.
Questa scelta rigorosa e compatta, portata avanti per molti decenni, ha subito negli ultimi anni una svolta importante, da quando, a partire dal 2011, in seguito a una esperienza di fruizione artistica, è rimasto affascinato dal colore: si giunge così, alla fine del 2019, a una importante mostra, Il colore del Caso, a cura di Carlo Sisi, tenuta a Pistoia presso Palazzo Fabroni - Museo del Novecento e del Contemporaneo, che contempla un prezioso omonimo catalogo.
George Tatge, Orto periferico, Livorno, 2016. © George Tatge.
La selezione delle fotografie del progetto è stata organizzata in diversi capitoli con titoli molto espliciti: Metaspazi, Apparizioni, Colore, Recinti e Superfici. Il mondo a colori di George Tatge rispecchia il suo rigore compositivo consolidato nella sua corposa esperienza in bianconero: i colori tendono al delicato, nessuna forzatura cromatica, a volte si ha quasi l’impressione che agisca su monocromi come nel caso del capitolo intitolato Colore dove questa peculiarità espressiva si concretizza nei mucchi o nelle balle di stracci raccolti e organizzati proprio per tipo di colore da una azienda per il riciclo. Scrive al proposito Nicoletta Leonardi in uno dei testi in catalogo: «Le immagini delle cataste (di cenci, ndr) […] colpiscono per la loro drammatica e al tempo stesso composta bellezza, e ci raccontano sommessamente il mondo reale attraverso uno sguardo malinconico, ricco di pietas verso gli oggetti d’uso quotidiano che lo popolano».
George Tatge, Muschio, 2014. © George Tatge.
Ma la stessa discrezione linguistica si riscontra nei paesaggi, sia quelli di ampio respiro ed esteticamente importanti che quelli minori, quotidiani, dove prevale il disordine e il caos del mondo. Così come il fotografo riesce a esaltare la bellezza materica delle superfici, dal muschio su una parete ai segni del tempo sugli intonaci.Una fotografia dunque, come scrivevo all’inizio, dove la lentezza e la complessità della ripresa in grande formato rispecchia esattamente una precisa esigenza linguistica orientata non sul versante estetizzante ma su quello di decifrazione del mondo. [ Pio Tarantini ]
titolo: Il Colore del Caso
autore: George Tatge
testi: Carlo Sisi, Nicoletta Leonardi
formato: 14,5x21cm
pagine: 128
anno: 2019
edizioni: Giunti Editore
bookdesign: –
ISBN: 978-88-098-9579-9
prezzo: 25,00 €
info: Giunti al punto | Hoepli
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RISORSE INTERNE
◉ [ FPart ] FPart: la rubrica di Pio Tarantini
◉ [ FPmag 003 ] George Tatge | Italia metafisica
◉ [ post.cast ] George Tatge | L'arco Etrusco
RISORSE ESTERNE
◎ George Tatge
◎ Giunti Editore
pubblicato in data 31-01-2021 in NOTIZIE / FPART
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