«La libertà di espressione e di informazione è la prima libertà. Come possiamo combattere il massacro dei civili, il flagello dei bambini soldato e difendere i diritti delle donne, come possiamo preservare il nostro ambiente se i giornalisti non sono liberi di denunciare i fatti, denunciare gli abusi e sfidare la coscienza generale?» Una dichiarazione di nobili e, aggiungerei, necessari intenti quella che campeggia sul sito di Reporter Sans Frontieres. Tanto più in un’epoca in cui di difesa dei diritti delle donne si sente parlare solo quando vengono più o meno brutalmente violati e di massacri di civili, diretti o indiretti, l’agenda setting dell’informazione non riesce a fare a meno.
I manifesti della campagna voluta dal sindaco di Beziers. A sinistra: TGV Occitania, allora partorisci? Mobilitiamoci! A destra: Non c'è il TGV? Prendete l'aereo? Mobilitiamoci.
Non poco clamore, e non solo in Francia, ha suscitato una campagna realizzata per stigmatizzare il ritardo nell’aggiornamento della rete ferroviaria nel sud del Paese. In particolare il sindaco di Béziers, cittadina del département de l'Hérault in Occitania, ha fatto realizzare cinque manifesti per protestare contro il mancato raggiungimento della città che governa dal TGV, la linea ferroviaria francese ad alta velocità. Non voglio certo entrare nel merito della fondatezza delle richieste del sindaco di Béziers e dei suoi concittadini, tantoméno addentrarmi nelle motivazioni che possono spingere a dare il via a operazioni studiate a tavolino per suscitare scalpore da una parte e, dall’altra, parlare direttamente alla pancia dei propri elettori. Trovo invece più interessante analizzare il coinvolgimento iconico presente nella protesta del sindaco di Béziers.
Il manifesto che ha suscitato maggiore scalpore è quello che potete vedere in apertura. «Con il TGV avrebbe sofferto meno» recita l’head line che campeggia sulle urla disperate di una ragazza legata sulle rotaie, mentre una locomotiva fumante sta arrivando di gran carriera.
Sul gusto dell’iperbole e sui riferimenti a una filmografia western più o meno di scarso spessore, ognuno valuti in base alla propria coscienza. Il cinismo che sottende lo slittamento di piani semantici, su cui si gioca il tutto, a me ricorda l’umorismo di prima maniera di un noto comico ligure il cui palcoscenico sembra essere, in anni più recenti, mutato.
Perfino inutile specificare che un manifesto del genere ha suscitato la sollevazione di buona parte del Paese. Del resto è risaputo che in Francia le reazioni di fronte a questo genere di cose sono in genere infuocate. Marlene Schiappa, Secrétaire d'Etat chargée de l'égalité entre les femmes et les hommes, l’ha bollata come «Campagna ancora una volta odiosa, inoltre proveniente da un rappresentante eletto della Repubblica».
Campagne une fois de plus odieuse, de surcroît venant d'un élu de la République.
— MarleneSchiappa (@MarleneSchiappa) 11 dicembre 2017
J'ai saisi ce matin le Préfet afin que tous les recours possibles soient étudiés et activés.
Merci pour vos signalements. #NeRienLaisserPasser https://t.co/YRzhrmxAWm
Altri invece hanno evocato terribili episodi di cronaca per sottolineare il gusto, a loro condivisibile parere, assai discutibile della campagna proposta.
Bonjour @RobertMenardFR. Vous auriez quatre exemplaires dédicacés ? C'est pour les enfants de la maman assassinée, attachée sur les rails du TGV. https://t.co/lOyplylRMO Bien orchestrée, cette polémique, en tout cas, en plein débat sur les violences faites aux femmes. #putassier pic.twitter.com/H8p0yXy9hU
— Matthieu Guinebault (@Guinebow) 11 dicembre 2017
Insomma, la campagna non ha lasciato indifferenti. In realtà a scatenare le polemiche è stato il manifesto più facilmente attaccabile sotto il profilo ideologico, ma non si può dire che gli altri siano di contenuto neutro, sia per gli impliciti storico politici con cui vogliono portare alla ribalta il disagio dei cittadini di Béziers rispetto alla rete di trasporto pubblico, sia per il garbo (tutto da dimostrare) con cui, ad esempio, si allude al parto.
I manifesti della campagna voluta dal sindaco di Beziers. A sinistra: TGV Occitania. Oscar è sempre in attesa. Mobilitiamoci! A destra: TGV o vagone piombato? La storia non è la stessa.
Il buon sindaco ha, in prima battuta, spiegato il tutto denunciando la strumentalizzazione della campagna ai fini di un attacco politico ingiustificato. Interessante poi come ci abbia propinato sui social network una serie di immagini prese da film, telefilm, varie ed eventuali in cui compaiono donne legate sulle rotaie con tanto di treno in arrivo. Una risposta disegnata per menti deboli e, certo, non supportate da quel minimo di basi culturali che consentono di percepire l'evidente slittamento di piani logici e semantici. L'aver attinto a piene mani a immagini più o meno iconiche prodotte tra il 1913 e il 2010, come nel caso di The Avengers (1965), del fotogramma estratto da Barney Oldfield's Race for a Life (1913) o della copertina del singolo Mean (2010) di Taylor Swift, che trovate qui sotto, non basta ad assolvere la campagna. Rifarsi a citazioni implicite sostenendo la tesi dell'impiego di un'icononografia consolidata non riesce a ovviare all'ignobiltà della provocazione.
Alcune delle immagini postate dal sindaco di Béziers per ribattere alle accuse subite in seguito alla campagna di affissioni sul TGV. Dall'alto: Diana Rigg interpreta Emma Peel nella serie televisiva The Avengers (Agente speciale) in una puntata del 1965, Barney Oldfield's Race for a Life del 1913, un'immagine da un'animazione presa da internet e la copertina dei singolo Mean del 2010 di Taylor Swift.
In un secondo momento il signor sindaco, suscitato il prevedibile clamore, ha sostenuto di aver usato le leve della comunicazione per ottenere quell’attenzione che altrimenti dai media non avrebbe mai potuto avere. «Se avessi fatto una campagna istituzionale – ha affermato ai microfoni di Europe 1 – come fa abitualmente chi è eletto, questo non avrebbe attirato la vostra attenzione». Ragionamento che oggettivamente non fa una piega, ancorché appaia davvero difficile pensare che sempre e comunque il fine giustifichi i mezzi. Soprattutto quando di mezzo ci sono i potenziali voti degli elettori.
.@RobertMenardFR sur sa campagne d'affichage pour le TGV à Béziers : "Si je faisais une campagne institutionnelle comme les élus le font d'habitude, ça ne vous intéresserait pas" #HondelatteRaconte pic.twitter.com/LujaGgzNSh
— Hondelatte Raconte (@E1Hondelatte) 12 dicembre 2017
Pur provando a mettere da parte ogni considerazione di tipo etico, è difficile non censurare l'operazione o classificarla, come in molti hanno fatto, come ignobile. Tecnicamente parlando il nostro sindaco, che certo non sfigurerebbe nel depresso panorama politico italiano, ha ottenuto il suo scopo. Sotto il profilo della relazione di causa-effetto, come dargli torto?
Toscani docet…
Certo spulciando, anche distrattamente, i suoi
tweet e andando un po' indietro nel tempo ci si accorge che non è certo nuovo a provocazioni di stampo populista... se trovate l'espressione irritante o sconveniente possiamo anche dire che sa parlare alla pancia dei propri elettori.
Les #migrants arrivent chez nous à #Béziers. L’État nous les impose !
— Robert Ménard (@RobertMenardFR) 11 ottobre 2016
Nous informons la population. pic.twitter.com/isFHPUOIF5
«I #migranti vengono da noi a #Béziers. Lo Stato ce li impone! Informiamo la popolazione» è il testo che accompagna l’immagine del manifesto (già di per sé poco equivocabile) e non lascia dubbi sul pensiero di chi lo ha prodotto. Del resto sul sito del comune di Béziers si può leggere «La città di Béziers e il suo sindaco [...] sono stati pesantemente condannati dal TGI di Parigi. Il loro errore? Aver acquistato dall’Agence France-Presse (AFP) una fotografia di migranti che salgono su un treno in Macedonia e averla publicata sulla prima pagina del Journal de Béziers nel settembre 2015, con il titolo Arrivano! Il caso dei richiedenti asilo a Béziers, e aver aggiunto, con un palese fotomontaggio, Béziers 3865 km sul vagone sullo sfondo. I diritti di proprietà intellettuale del fotografo sono stati utilizzati come base per questa decisione». Insomma, difficile non pensare che dietro alle azioni del buon sindaco non ci sia una precisa linea, sulla quale ognuno tragga le conclusioni che gli sembrano più adeguate.
La home page del sito del comune di Béziers (in data 16 dicembre 2017) con le notizie relative alla condanna del sindaco al risarcimento di 10.000,00 € per l'alterazione a fini xenofobi di una fotografia di Robert Atanasovski.
Ah, stavo quasi per dimenticare. Sapete come si chiama il signor sindaco? Robert Ménard. Sì, sì proprio quel Robert Ménard, quello che nel 1985 ha fondato (con Rémy Loury, Jacques Molénat ed Émilien Jubineau) un’associazione a Montpellier, dirigendola fino al 2008.
E sapete come si chiama quell’associazione?
Reporter Sans Frontieres... Di sicuro monsieur Ménard non ha mostrato gran rispetto né per i principi su cui si basa l'associazione di cui è stato fondatore, né per la professione che lui stesso ha praticato in passato.
Difficile non chiedersi se Robert Ménard abbia abbandonato RSF per dedicarsi alla politica o se, invece, non sia stato cacciato per
incompatibilità manifesta con i principi ispiratori dell'associazione. [
Sandro Iovine ]
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pubblicato in data 16-12-2017 in NOTIZIE / OPINIONI
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