Ci sono tanti modi per affrontare la storia della fotografia. E in genere nessuno riesce a eludere lo sconforto che lo attanagliava ai tempi della scuola al momento di iniziare l'ora di storia. Si rimane quindi più che piacevolmente sorpresi quando si varca la soglia dell'Atelier des Forges, rinnovato e tirato a lucido per l'edizione di quest'anno ed eletto a tempio della fotografia musicale. Nella mostra Total Records, infatti, a essere esposte non sono le fotografie, ma le copertine di dischi più o meno celebri in cui sono state utilizzate. Per quanto quello della relazione tra musica e fotografia sia sempre stato, grazie alla preziosa collaborazione di un collega e amico storico, un punto fermo di questa testata, non è stato possibile non rimanere sorpresi di fronte alla parata di grandi nomi della storia della fotografia esposti nelle confezioni dei dischi in vinile da 33 o 45 giri. Oltre allo stupore per la sfilata di nomi celeberrimi, colpisce l'allestimento davvero ottimo, con le sue pareti vivacemente tinteggiate per dare un senso alle divisioni interne alle sezioni della mostra. Molto interessanti poi le aperture alle copertine elaborate individualmente o create dal nulla per sostituire quelle originali, e le sezioni dedicate ai dischi di propaganda piuttosto che a quelli che riportano le voci di importanti esponenti della cultura. E ancora gli sperimenti tra musica e immagine, come Mayokero di Roy Kafri, in cui i personaggi presenti sulle copertine storiche vengono animati per cantare un pezzo comune su una base musicale realizzata per l'occasione.
Non poteva mancare anche una sezione dedicata al fenomeno
sleevefaces, con l'invito a tutti i visitatori a inviare, entro il 20 settembre 2015, una fotografia di se stessi in cui il volto sia sostituito da quello presente sulla copertina di un vinile.
Appassionante, infine, la ricca serie di immagini in cui alla copertina era stato affiancato l'originale e/o la profilatura che permetteva di risalire ai procedimenti di produzione tanto del fotografo quanto del art director autore della copertina. Un'esperienza che per chi non è addentro alle segrete cose del mondo dell'editoria non può che suscitare interesse e, forse, un po' di sorpresa.
Dedicata invece a un mondo in cui diventa difficile stabilire dove terminino i confini di un genere espressivo e dove inizino quelli di un altro, è la mostra The LP Company, curata dallo stesso direttore artistico dei Rencontres 2015, Sam Stourdzé. L'esposizione, presentata sempre all'Atelier des Forges, viene proposta come una sorta di istantanea del lavoro di collezione e documentazione di LP (Laurent Schlittler e Patrick Claudet) da cui emerge un materiale che non è azzardato definire ibrido per i suoi continui rimandi e contaminazioni tra oggetti, video immagine fissa e performance. La mostra di Arles ha presentato al pubblico per la prima volta questo lavoro.
Con le edizione 2015 dei
Rencontres ci eravamo già riconciliati dopo le prime mostre, ma durante la visita a Total Records abbiamo avuto la netta sensazione di essere tornati davvero ad Arles e a una di quelle edizioni che sarebbe stato davvero un peccato perdere. [ S. I. ]
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TOTAL RECORDS, LA GRANDE AVENTURE DES POCHETTES DE DISQUES PHOTOGRAPHIQUES
a cura di Antoine de Beaupré, Serge Vincendet, Sam Stourdzé e Jacques Denis
THE LP COMPANY, LP COLLECTION, LES TRÉSORS CACHÉS DE LA MUSIQUE UNDERGROUND
a cura di Sam Stourdzé
Parc des Ateliers - Atelier des Forges | fino al 20 settembre 2015
ingresso: 25,00 € (Pass Atelier)
pubblicato in data 23-07-2015 in NOTIZIE / MOSTRE
ARLES2015FPmag
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