In corso fino al 25 settembre 2016, presso il Castello Sforzesco di Milano, la mostra Mario Cresci In Aliam Figuram Mutare. Interazioni con la Pietà Rondanini di Michelangelo, un lavoro ideato dallo stesso Cresci che ha trovato nelle Istituzioni museali del Castello interlocutori attenti a cogliere una proposta così impegnativa e rischiosa.
La mostra è allestita nelle Sale dell’
Antico Ospedale Spagnolo, adiacenti alla sala in cui è stata recentemente ricollocata la Pietà Rondanini: il confronto dialettico tra la ricerca fotografica di Cresci e il capolavoro michelangiolesco nasce spontaneo e lo spettatore è chiamato a una nuova lettura della scultura, ineguagliabile nella sua modernità stilistica. È noto che la Pietà Rondanini è l’ultima scultura alla quale Michelangelo stava lavorando prima di morire, senza riuscire a terminarla: ma proprio questa incompiutezza, con il marmo sbozzato che caratterizza il gruppo marmoreo – peraltro spezzato da una vistosa rottura tra una spalla e un braccio – rende la statua così contemporanea nel linguaggio, come se l’incompiutezza fosse la dimostrazione della tragica impossibilità o dell’estremo tentativo di rappresentare il dolore.
Di fronte a un capolavoro del genere Cresci ha saputo costruire ‒ con un lungo lavoro protrattosi per qualche anno ‒ una vera e propria
riflessione visiva attraverso sequenze di fotografie che si susseguono con piccoli spostamenti del punto di vista, ruotando attorno alla statua, quasi sempre ripresa su fondo nero, e svelandone sempre nuove visioni. Ma è con la luce che Cresci crea nuovi scenari: lame potenti o discrete di luce colpiscono a volte la statua o attraversano il fotogramma quasi a voler interrompere la sacralità del manufatto e, nello stesso tempo, conferendogli una nuova aura. Un’aura ancor più accentuata dove alcuni dettagli del capolavoro sono immersi in neri profondi costellati di punti luminosi, come un universo che tutto comprende mortificando qualsiasi velleità raziocinante. Il mistero e il sublime.
La fotografia di opere scultoree appartiene a una della tradizioni più consolidate della pratica fotografica, ma è stata di solito sviluppata lungo strade tradizionali, tra la documentazione accuratamente asettica e il dialogo con l’ambiente ospitante. Occorreva un fotografo come Cresci, ottimo mediatore tra documentazione e concettualismo di marca buona, per proporre e realizzare un lavoro atipico, dove il confronto con un capolavoro assoluto della storia dell’arte avviene, come è giusto che sia, su piani diversi, in terre inconsuete per il linguaggio fotografico, lontane dalla mera documentazione e da certi concettualismi così tanto praticati e di moda.
E, per finire, con un geniale salto concettuale e operativo, l’artista completa la mostra con una serie di moderne Pietà, ottenute attraverso fotografie stampate a grandezza naturale di
profughi avvolti nelle sintetiche coperte termiche: fagotti di persone che ci fanno interrogare sulla condizione dell’uomo ai nostri tempi e, in particolare, al biblico fenomeno di emigrazione in corso tra Africa, Medio Oriente e Europa. Non più attraverso le crude, a volte violentissime, fotografie del reportage classico, ma attraverso la citazione artistica che trasforma il colore metallico argentato di una coperta termica in un mantello di dolore.
Grazie Mario.
[
Pio Tarantini ]
Mario Cresci In Aliam Figuram Mutare
Interazioni con la Pietà Rondanini di Michelangelo
Castello Sforzesco, Sale dell'Antico Ospedale Spagnolo, piazza Castello - Milano
25 maggio – 25 settembre 2016
orario: da martedì a domenica, ore 9,00 - 17,30 | chiuso il lunedì
ingresso: libero
info: 02 88463664/63660
c.infocastello@comune.milano.it
www.milanocastello.it
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◎ Castello Sforzesco
pubblicato in data 27-06-2016 in NOTIZIE / FPART
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