Gogna mediatica loc. s.le f. (spreg.) Esposizione al pubblico disprezzo che colpisce personaggi messi al centro dell’attenzione dai mezzi di informazione, per via di reati soltanto ipotizzati o non sanzionati da una sentenza di tribunale.*
Un neologismo che incontriamo spesso ultimamente. Pensate alla notizia apparsa su tutti i quotidiani italiani relativa ai video che i Vigili Urbani capitolini propongono come alternativa alla prosecuzione dell'iter legislativo in caso di incriminazione. Cercando in rete si trovano un paio di video in cui dei cittadini leggono un testo in cui dichiarano di essere sotto indagine per oltraggio a pubblico ufficiale. Bene, con quel video da almeno 30 secondi con il volto ben visibile, pubblicato senza restrizioni di accesso su una piattaforma a larga diffusione, quei signori hanno evitato il procedimento giudiziario.
Inutile parlare delle immancabili roventi polemiche con rituali accuse alla giunta precedente, del coinvolgimento della Procura della Repubblica per valutare se si possa configurare il reato di estorsione e la logica cancellazione delle video scuse da parte della sindaca Raggi. Occorre piuttosto riflettere sul fatto che la gogna medioevale si sia spostata dalle piazze fisiche a quelle virtuali (per ora) e che, al posto dei ceppi, ci siano le immagini.
Una schermata da uno dei video di scuse ai Vigili Urbani di Roma Capitale pubblicato su YouTube.
Un processo pericoloso soprattutto dal momento che la cronaca ci offre con preoccupante frequenza episodi assimilabili. Tra questi, l'ultimo in ordine di apparizione è quello del Sindaco di Bari, Antonio Decaro. Quest'ultimo mentre era dalle parti di Forlì, stando alla geolocalizzazione, ha ritenuto opportuno pubblicare sulla sua pagina Facebook due immagini dell'incivile gesto di un suo concittadino che avrebbe scaricato un frigorifero nelle vie della città. Questo signore è stato denunciato e giustamente multato grazie alla... foto-delazione di un passante.
Ora, a parte qualche perplessità di natura tecnica relativa alla variazione della prospettiva apparente nelle due immagini, è certo positivo che un comportamento altamente incivile sia stato sanzionato. Meno positiva, semmai, può essere la valutazione generale sul gesto del Sindaco che, per ruolo, forse dovrebbe astenersi dall'apostrofare i propri concittadini con aggettivi che, ancorché pertinenti, risultato più adeguati a una discussione da bar che al pensiero di un Primo cittadino. Basarsi sulla fotografia per provare qualcosa significa riconoscere alla fotografia stessa un valore probatorio fondato sì sull'istanza mimetica della fotografia, ma in realtà tutto da dimostrare. Molto facile scegliere uno scatto piuttosto che un altro e, con adeguato ancoraggio offerto dalla didascalizzazione, piegare al proprio interesse il contenuto di un'immagine.
Con questo non voglio suggerire un'eventuale malafede del signor Sindaco Decaro, che per altro in termini di ritorno d'immagine risulta essere il principale beneficiario insieme alla sua giunta di un'uscita del genere, ma voglio semplicemente innescare una riflessione di portata più ampia sull'accaduto.
Le due fotografie pubblicate da Antonio Decaro, Sindaco di Bari, sulla sua pagina Facebook.
Se una pratica come questa, messa oltretutto in atto da rappresentanti delle istituzioni, andasse incontro a ulteriori evoluzioni in futuro, saremmo tutti potenzialmente esposti non solo al rischio di essere vittime di interessi particolari. Senza contare che ulteriori espansioni della pratica stessa potrebbero essere forieri anche di possibili vendette cui chiunque nutra risentimento nei nostri confronti e sappia tenere in mano una fotocamera, potrebbe dare seguito. Certo In questo caso il volto del soggetto è stato reso non riconoscibile dal sindaco Decaro, ma la cronaca ha portato in luce più di una volta casi in cui foto e video nati per un utilizzo privato sono stati gettati in pasto all'intero mondo della rete con conseguenze drammatiche.
Ovvio che il controllo sull'impiego delle immagini è quasi impossibile e che, per contrappasso, configurandosi come censura preventiva pone problemi certo non meno gravi. Probabilmente la soluzione non può venire dall'alto, ma dalla capacità che ognuno di noi può avere nel valutare le circostanze caso per caso. Diffidando comunque di chi sostiene che le fotografie (e i video) dicono la verità. Al massimo raccontano il punto di vista di chi le ha create poiché, come ricorda Michele Smargiassi citando Lewis Line, non dimentichiamo mai che «La fotografia non sa mentire, ma i bugiardi sanno fotografare». [ Sandro Iovine ]
* Definizione del vocabolario Treccani (vedi link).
[ RISORSE ESTERNE ]
◎ La gogna su YouTube: “Hai offeso i vigili? Pubblica un video di scuse”
◎ Oltraggio ai vigili: niente più scuse su youtube
◎ Il sindaco di Bari: "Ecco lo schifoso dell'anno"
◎ Antonio Decaro su Facebook
pubblicato in data 24-12-2017 in NOTIZIE / OPINIONI
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