1 / 4       Ivan comanda un gruppo di esploratori delle milizie paramilitari Pravy Sektor. Il suo compito è quello di effettuare ricognizioni a ridosso delle linee nemiche per individuare posizioni di artiglieria, cecchini, trincee. © Ugo Lucio Borga/Echo Photojournalism.

2 / 4       Soldati del Pravy Sektor durante una cerimonia all'interno del campo di addestramento. © Ugo Lucio Borga/Echo Photojournalism.

3 / 4       Marika vive in un villaggio sulla linea del fronte, sotto costante bombardamento. Tutte le finestre della sua abitazione sono state sostituite con teli e pannelli di plastica. © Ugo Lucio Borga/Echo Photojournalism.

4 / 4       Nikolay, forze speciali ucraine, opera nei dintorni di Pesky. © Ugo Lucio Borga/Echo Photojournalism.

La realtà ha il vizio di essere complessa

Nei giorni successivi alla pubblicazione dell'articolo Ucraina: si va in prima linea su alcuni social network sono comparsi dei commenti che attribuivano all'autore e alla testata uno schieramento a sostegno di ideologie nazi-fasciste. È molto probabile che chi si è sentito in dovere di esprimersi in modo tanto infondato, quanto superficiale, non abbia nemmeno perso tempo a leggere l'articolo e solo per questo non meriterebbe una risposta. Tuttavia, nell'intento di non lasciare dubbi, pubblichiamo l'articolata replica di Ugo Lucio Borga che affronta, tra l'altro, il tema delle basi etiche della professione di fotogiornalista. [ S. I. ]

Le etichette funzionano benissimo per chi si accontenta di una verità qualunque, di quelle che compri a peso. Sono utilissime se vuoi dir la tua su qualcosa di cui sai poco o nulla, indispensabili se non hai voglia di muovere il culo e andare a vedere. Che è quello che un giornalista dovrebbe sempre fare, e in attesa d'averlo fatto, e aver visto e osservato e ragionato, sospendere ogni giudizio. Da quando esisto, fascisti son tutti. E gli altri sono comunisti. Il maestro di scuola severo è fascista, lo sballone è comunista e via dicendo: la lista è lunga, noiosa, becera, spesso contraddittoria e in fin dei conti del tutto insignificante. Fascismo, comunismo, libertà e democrazia sono parole abusate al punto d'esser ormai prive d'ogni senso.
Del fotogiornalismo mi piace questo: ti obbliga a vivere le storie che racconti, ad ascoltare quel che ti dice la gente, a evitare le conclusioni affrettate tanto care a chi non si sporca mai le mani perché gli basta la manciata di verità che può recuperare a 2000 chilometri di distanza. Purtroppo anche tra chi lavora nei giornali si possono trovare soggetti che appartengono alla seconda categoria. Un tanto al chilo, troppa spocchia, poche competenze. In Ucraina, come in tutte le altre guerre, ho cercato di lavorare con tutte le parti, su un fronte e sull'altro.
In Ucraina, come in tutte le altre guerre, se dipingono un diavolo ci voglio parlare. Voglio vedere come vive, cosa pensa, come si comporta quando mangia, quando dorme, quando ha paura e quando smette di averla. E così ho lavorato con gli uomini del battaglione Somalia e Sparta e Vostok su un fronte, e sull'altro fronte sono andato con i paramilitari del Pravy Sektor. Fascisti? Comunisti? (che palle...) Nè una cosa né l'altra, né da una parte né dall'altra. La realtà ha il vizio d'esser più complessa di una partita di calcio, per quanto questo possa disturbare qualcuno.
I volontari del Pravy Sector combattono quella che considerano una guerra di indipendenza dalla Russia e dall'Europa (leggasi NATO), le cui ingerenze, politiche e militari, si sono evidenziate in tutta la loro gravità nel corso di questa crisi, sfociata in una guerra tutt'ora in corso nonostante i proclami della diplomazia e delle agenzie di stampa. Considerano necessario costruire il proprio paese e renderlo autonomo – ovvero in grado di funzionare – prima di decidere se e quando stringere dei rapporti con la NATO o con la Russia, piuttosto che cedere ai ricatti politico-finanziari con i quali entrambi gli imperialismi tentano, oggi, di mantenere o porre sotto il proprio dominio interi continenti. Considerano necessario liberare il proprio paese dal regime feudale instaurato dagli oligarchi, i cui interessi sono del tutto trasversali a questioni di carattere ideologico. Tra le fila del Pravy Sektor combattono volontari europei e mediorientali. Non vi sono preclusioni di carattere razziale, politico o religioso: gli stessi team sono composti da ebrei, cristiano ortodossi, mussulmani. Non ricevono denaro.
Apologia del Pravy Sector? No. Angeli e bestie, questi uomini come gli altri, compresi quelli che non hanno mai dovuto scegliere se combattere o scappare e si grattano le ascelle tra un giudizio e l'altro.
Di certo, però, con il fascismo questo movimento paramilitare ha poco a che vedere, per quanto alcuni suoi affiliati abbiano stretto contatti, a livello personale, con esponenti dell'estrema destra italiana ed europea. Cosa che si verifica anche, e con maggior frequenza, tra le fila dei battaglioni pro russi sul versante opposto del fronte. [ Ugo Lucio Borga ]


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[ RISORSE INTERNE ]
◉ [ video ] Ucraina: si va in prima linea

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pubblicato in data 18-11-2015 in FuriarumAera

ECHOPHOTOJOURNALISM UgoLucioBorga FuriarumAera






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