A Urbino, negli spazi DATA – Orto dell’Abbondanza le antiche Stalle Ducali di Federico da Montefeltro, è in corso di svolgimento la mostra collettiva Dialoghi sulla sofferenza che presenta tre autori: l’affermato Giordano Morganti (Milano, 1956) e le più giovani Nidaa Badwan (Abu Dhabi, 1987) e Ilaria Facci (Roma, 1982). Come si evince dal titolo della mostra i lavori sono imperniati su temi drammatici o comunque carichi di pathos: in questa nota si vuole puntare l’attenzione sul lavoro di Ilaria Facci, un progetto che la fotografa italiana, di stanza a Londra, porta avanti da qualche tempo con grande partecipazione emotiva.
Ilaria Facci, L'altra Terra di Dio, self-portrait. © Ilaria Facci.
Si tratta di autoritratti, per la maggior parte a colori, realizzati in interni con luci calde, morbide e tenebrose: il corpo dell’artista si presenta nudo e qualche volta avvolto o drappeggiato da stoffe in cui prevalgono i colori primari – il blu o il rosso – che richiamano immediatamente esperienze artistiche rinascimentali e barocche così come sottolinea Vittorio Sgarbi in uno dei testi di presentazione: «Le sue atmosfere stanno tra il manierismo e il simbolismo, fra Rosso Fiorentino e Füssli; e Von Stuck. Sono corpi o fantasmi? Corpi piegati, corpi riflessi, corpi deformati, corpi sfuggenti, avvitati, sfocati. Ilaria è un’artista colta, piena di echi e reminiscenze».
Ilaria Facci, Narciso #1, self-portrait. © Ilaria Facci.
Gli autoritratti di Ilaria Facci così tormentati nella composizione, negli atteggiamenti, nella luce drammatica che li pervade non nascono da una facile scelta stilistica di forte impatto ma derivano direttamente dalle sue esperienze personali: il tentativo che compie l’artista è quello di esprimere coraggiosamente il senso problematico del suo − ma anche nostro, di tutti – stare al mondo tra bellezza, coscienza di sé e dolore. Scrive al proposito Giovanni Gastel nell’altro testo di presentazione del lavoro: «Come uno spietato scienziato-artista Ilaria Facci indaga i corpi e le loro macchie, le ombre più che le luci, le pieghe dei corpi dove più profonda è l’ombra dell’essere e del vivere, quasi la verità andasse cercata nel buio e non nella luce».
Ilaria Facci, Oro, self-portrait. © Ilaria Facci.
Per certi aspetti il lavoro di Ilaria Facci ricorda, in campo fotografico, ma realizzato su altri registri stilistici, l’importante esperienza della fotografa americana Francesca Woodman che in pochissimi anni, a cavallo dei Settanta, realizzò un’importante testimonianza artistico-fotografica in questo senso. Il discorso visivo di Ilaria – che potrebbe apparire a una prima lettura un monologo egotico – si configura come una profonda e partecipata riflessione dove la sofferenza si pone in dialogo non solo con l’autore ma anche con lo spettatore, dando senso e forma alla sua iconografia fotografica tra il classico e il barocco.
L'allestimento della mostra Dialoghi sulla sofferenza.
Il lavoro di Ilaria Facci è accompagnato da un catalogo a cura di Lamberto Fabbri, con testi di Vittorio Sgarbi, Giovanni Gastel, Lamberto Fabbri, Giulia Niccolai, Franco Vaccari; 80 pagine, formato 41x30cm; Edizioni I quaderni del Circolo degli Artisti; 135,00 € inclusa spedizione, oppure 300,00 € con una fotografia di 15cm a tiratura limitata. Prenotazioni presso ilariafacci.art@gmail.com. [ Pio Tarantini ]
Dialoghi sulla sofferenza
fotografie di Ilaria Facci, Nidaa Badwan e Giordano Morganti
a cura di Vittorio Sgarbi
Spazi DATA – Orto dell’Abbondanza le antiche Stalle Ducali di Federico da Montefeltro Borgo Mercatale – Urbino
30 marzo – 25 aprile 2018
orario: da lunedì a venerdì, ore 9,00 - 20,00 | domenica, ore 10,00 - 12,00 e 15,00 – 18,00
ingresso: libero
info: –
RISORSE INTERNE
◉ [ FPart ] FPart: la rubrica di Pio Tarantini
RISORSE ESTERNE
◎ Ilaria Facci
pubblicato in data 13-04-2018 in NOTIZIE / FPART
IlariaFacci GiordanoMorganti NidaaBadwan PioTarantiniFPmag
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