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Perpigna, Visa pour l'Image 2016, i controlli e la relativa coda all'ingresso del Couvent des Minimes. © FPmag. I controlli e la relativa coda all'ingresso del Couvent des Minimes. © FPmag.

Perpignan e i controlli antiterrorismo

La Francia, lo sappiamo bene dalle cronache, è stata colpita molto più che duramente dagli attentati terroristici di matrice islamista. Inevitabile quindi attendersi un incremento dei controlli in generale e tanto più in un paese che, oltre a essere stato oggetto di attacchi sanguinosi, ha visto anche lievitare le polemiche sulla sicurezza, soprattutto all'indomani della tragedia di Nizza dello scorso luglio.

Perpignan, Visa pour l'Image 2016, il fotografo Karl Mancini, dell'agenzia Echo Photojournalism, sottoposto ai controlli all'ingresso del Palais des Congrès. © FPmag. Il fotografo Karl Mancini, dell'agenzia Echo Photojournalism, sottoposto ai controlli all'ingresso del Palais des Congrès. © FPmag.

Sorprendente quindi, questa estate, il fatto di aver varcato ben sei confini di stato europei senza vedere nemmeno l'ombra di una parvenza di controllo. Lo stesso posso dire nell'ambito di manifestazioni a grande accesso di pubblico come i Rencontres d'Arles o il festival de La Gacilly. La logica delle cose è tornata a farsi vedere, però, a Perpignan durante il Visa pour l'Image. Di controlli, nella città ai piedi dei Pirenei, ce ne sono stati eccome. Ogni ingresso era presidiato da almeno un paio di addetti che, con scanner a mano, controllavano ogni ingresso provvedendo a far aprire borse e quant'altro potesse potenzialmente ospitare oggetti atti a recare danno al prossimo.

Perpignan, Visa pour l'Image 2016, blocco stradale all'angolo di rue François Rabelais, dove ha sede il Couvent des Minimes, sede della maggior parte delle mostre di Visa pour l'Image. © FPmag.Blocco stradale all'angolo di rue François Rabelais, dove si trova il Couvent des Minimes, sede della maggior parte delle mostre di Visa pour l'Image. © FPmag.

Ma i controlli non si sono certo limitati agli accessi alle mostre. Anche le strade del centro storico sono state pattugliate con tanto di transenne, posti di blocco e bande chiodate pronte all'uso. Insomma, a dispetto dell'aria decisamente tranquilla di poliziotti, civili e militari coinvolti nei controlli, stavolta la Francia ha fatto davvero sul serio. O quantomeno ha voluto mostrare i muscoli. Del resto, la situazione a Perpignan aveva tutte le caratteristiche per essere considerata a rischio, anche se, proprio per questo, era abbastanza improbabile si potesse verificare davvero qualcosa di increscioso.

Perpignan, Visa pour l'Image 2016, blocco stradale serale in place de la Révolution Française. © FPmag. Blocco stradale serale in place de la Révolution Française. © FPmag.

Nella città la componente araba di religione mussulmana è infatti considerevole, soprattutto nelle zone centrali dove il disagio sociale è palpabile come in pochi altri luoghi. Non si può quindi a priori considerare improbabile che in una condizione del genere le derive estremiste possano trovare terreno fertile per il proselitismo. A parte questa considerazione, che per trovare fondamento richiederebbe un'analisi più approfondita che non può trovare spazio in queste pagine, la coincidenza con un festival di fotogiornalismo ha ovviamente portato in città un numero davvero considerevole di giornalisti. Riuscire a portare a termine un attentato in questo contesto ne avrebbe amplificato a dismisura l'effetto mediatico, strategia che abbiamo dovuto constatare tristemente essere cara al terrorismo internazionale di matrice islamica. Doveroso quindi l'impegno messo in campo dalle forze di pubblica sicurezza francesi. Anche se...

Perpignan, Visa pour l'Image 2016, Stefania Biamonti, caporedattore di FPmag, sottoposta ai controlli all'ingresso Chapelle du Tiers Ordre de saint Dominique. © FPmag. Stefania Biamonti, caporedattore di FPmag, sottoposta ai controlli all'ingresso Chapelle du Tiers Ordre de Saint Dominique. © FPmag.

Anche se dobbiamo dire che durante la settimana trascorsa a Perpignan a girare per mostre alcuni controlli ci hanno lasciato quanto meno un po' sconcertati. A parte la distratta occhiata seguita da uno strascicato «Allez-y», che ha frequentemente accompagnato l'ingresso alle mostre di chi scrive, frequenti sono state le domande dal sapore tra il grottesco e il comico. Per questo non abbiamo resistito alla tentazione di riportare in chiusura le cinque domande più sconcertanti (e un po' da ridere) che ci hanno rivolto gli addetti. Ecco l'elenco:

● Qual'è il suo nome? (tenendo in mano il pass stampa che avevo appeso al collo, riportante il nome del portatore)
● È una giacca questa? (tenendo in mano la giacca distesa e perfettamente riconoscibile come tale appena estratta dalla borsa)
● Ha del profumo? (indicando la borsa della collega)
● Quanti giorni fa è già passata? (rivolgendosi alla collega)
● Dove sta andando? (all'ingresso di una mostra)

Ora, a parte la serietà dell'argomento che sottende l'origine di queste note, se da una parte è difficile resistere alla tentazione di fare ironia su domande del genere, dall'altra è allarmante che sia questo il tenore dei controlli. Come fastidiosa è anche la tendenza tutta latina di alcuni addetti a farsi carico del ruolo di latin lover, sia pure con relativo garbo, sfruttando la posizione che in quel momento le istituzioni gli avevano conferito. [ Sandro Iovine ]

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pubblicato in data 07-09-2016 in NOTIZIE / MELTINGPOT

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