È un lavoro che tratta di identità, di tradizioni e della percezione di sé stessi, quello proposto dalla fotografa ivoriana Joana Choumali presso la Cavallerizza di Lucca. Un lavoro concettualmente sofisticato, che parla al femminile, e che sfrutta l'immediatezza del ritratto per mostrare l'esito di una sorta di rituale che ha permesso alle protagoniste della serie di intraprendere un percorso di riscoperta delle proprie radici e, con esse, di una parte di sé stesse di norma accantonata, se non volutamente nascosta o rifiutata.
Le donne ritratte da Choumali sono infatti donne africane di oggi, professioniste emancipate ben inserite nella società contemporanea. Donne moderne – nel modo di pensare, di vestirsi, di vivere e affrontare la quotidianità – a cui la fotografa ha chiesto di posare con indosso gli abiti delle proprie antenate. Dismettere i propri panni per vestire quelli tradizionali appartenuti alle proprie ave ha quindi innescato un meccanismo di immedesimazione/riconiscimento che ha permesso a queste donne di vivere «un momento quasi religioso, di raccoglimento. Di riscoperta, attraverso i gesti della vestizione, i tessuti e le acconciature, dell’indissolubile legame che accomuna ogni donna con le donne delle generazioni che l’hanno preceduta, ma soprattutto dell’importanza della riscoperta e del contatto con le radici per costruire appieno la propria identità». Come spiega il curatore della mostra Azu Nwagbogu «La percezione delle donne africane, storicamente e nella cultura visuale contemporanea, è limitata da quelle tradizioni comunemente considerate sacre. Ma c’è un’evoluzione graduale nella realtà della vita delle donne africane. Una capacità di mutare e adattarsi, restando al tempo stesso ancorate alle proprie origini e tradizioni, capaci di rimanere fedeli a se stesse, proprio come la terra dalla quale provengono. Un’elasticità che si tramuta in resilienza».
Un lavoro che propone dunque, attraverso l'esibizione di abiti, acconciature, gioielli e monili tradizionali, un discorso complesso sul senso di appartenenza e su cosa significhi, oggi, essere una donna africana. Un modo trasversale per permettere al passato di dialogare con il presente, e al presente di restituirci una prospettiva diversa sulla società africana contemporanea, ancora troppo spesso appiattita su cliché e stereotipi stantii. Un meccanismo concettuale e figurativo già utilizzato dalla fotografa ivoriana, la quale di recente è stata ospite del Photoquai con il lavoro Hââbré - la dernière génération, dedicato a un altro aspetto legato alla tradizione e sviluppato sempre, con le dovute differenze, attraverso le forme del ritratto. Quelli di Choumali sono ritratti densi di significato, di rimandi e sottotesti che richiedono tempo e attenzione, e che forse nel quadro del Photolux avrebbero meritato di essere esposti in uno spazio più ampio, che permettesse di osservarli alla giusta distanza anche in presenza di altre persone. [ S. B. ]
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RESILIENTS
di Joana Choumali
Cavallerizza | 21 novembre - 13 dicembre 2015
ingresso: 10,00 €
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[ RISORSE INTERNE ]
◉ Photolux 2015: le mostre
◉ [ video ] Sacro e Profano: intervista a Enrico Stefanelli
◉ Photolux 2015 su FPmag
[ RISORSE ESTERNE ]
◎ Joana Choumali
◎ Hââbré - la dernière génération al Photoquai 2015
◎ Photolux Festival 2015
pubblicato in data 01-12-2015 in NOTIZIE / MOSTRE
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