Dal 24 febbraio al 14 aprile 2018 la Fondazione Dino Zoli di Forlì ospita L’albero del latte, una personale di Silvia Bigi (Ravenna, 1985) che indaga lo stretto rapporto che intercorre tra predestinazione biologica e convenzioni sociali. Si tratta di un percorso di opere di diversa matrice che intende restituire ai visitatori una prospettiva diversa su alcune questioni legate all'identità di genere e ai ruoli sociali che ne derivano.
Come spiega infatti la curatrice della mostra Francesca Lazzarini «In un percorso articolato tra fotografie, installazioni, documenti di finzione e objets trouvés raccolti tra i Balcani e la Romagna, la ricerca di Silvia Bigi esplora il tema dell’identità di genere, sollevando riflessioni sul ruolo della donna nella società contemporanea. In tempi in cui il femminicidio è argomento alla ribalta di tutti i canali d’informazione nazionali, L’albero del latte risale alle origini della questione, interrogandosi sul rapporto tra natura e cultura e sulle possibilità di sovvertire le norme sociali dominanti».
Ma come è nato questo lavoro? Da quali osservazioni è partito?
Poco prima di una residenza artistica a Dubrovnik, Silvia Bigi trova una fotografia di Stana Cerovic, l’ultima vergine giurata dei Balcani. Le vergini giurate erano donne che rifiutavano il contratto matrimoniale per diventare eredi ma, data la società fortemente patriarcale in cui erano inserite, ciò richiedeva loro anche una vera e propria trasformazione nei gesti, negli abiti e in ogni comportamento sociale al fine di avvicinarsi quanto più possibile agli uomini e allo status che rappresentavano. Questa immagine e le riflessioni che innesta, spinge l'autrice a delineare un progetto volto a far emergere alcuni aspetti delle diseguaglianze di genere. Per farlo, Bigi concentra la sua attenzione soprattutto sulla cerimonia nuziale, sul contratto matrimoniale, sui doveri della prima notte di nozze e sull’istituto della dote, in Italia obbligatoria per legge fino al 1975. La ricerca si amplia quindi grazie al ritrovamento di un codice scritto in dialetto romagnolo: parole tramandate in segreto per secoli e recitate come un mantra dalla poetessa Laura Turci.
A completare il percorso in mostra a Forlì, alcune opere fotografiche legate al femminile (Esercizi di preparazione ai doveri della prima notte, 2017), agli infiniti gradi di parentela (Gli anelli dell'albero, 2017) e al potere ancestrale della genetica (Il corredo della sposa, 2017), a cui si aggiunge anche una serie fotografica (Il sangue e il latte, 2017) dedicata – come spiega l’artista stessa – «a tutte le donne che combattono ogni giorno per essere latte e sangue allo stesso tempo, nel tentativo di ritrovare l’antica unità perduta». il titolo della mostra, L’albero del latte, tratto dal Kanun di Lek Dukagjini, un antico codice di leggi e consuetudini che distingue appunto l'Albero del latte, ovvero la stirpe femminile, dall’Albero del sangue, vale a dire quella maschile, l’unica vera discendenza.
Organizzata nell'ambito a sostegno della creatività giovanile di un programma promosso dalla Fondazione Dino Zoli, la mostra Silvia Bigi. L’albero del latte verrà inaugurata sabato 24 febbraio, a partire dalle ore 18,00.
Silvia Bigi. L’albero del latte
Fondazione Dino Zoli, viale Bologna, 288 - Forlì
24 febbraio – 14 aprile 2018
orario: da martedì a giovedì, ore 9,30 - 12,30 | da venerdì a domenica, ore 9,30 - 12,30 e 16,00 - 19,00 | chiuso lunedì e festivi
ingresso: libero
info: 0543 755770
info@fondazionedinozoli.com
www.fondazionedinozoli.com
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RISORSE ESTERNE
◎ Silvia Bigi
◎ Fondazione Dino Zoli
pubblicato in data 20-02-2018 in NOTIZIE / MOSTRE
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