«Questo lavoro è stato fatto nella zona circostante la foce Sruth Fada Conn, Co. Mayo, Irlanda, tra il 2009 e il 2012. Dal 2002 c’è una forte resistenza all’installazione di una condotta di gas grezzo sotto l’estuario. Le persone con cui ho parlato e i luoghi che ho visitato sono stati scelti in parte secondo il mio interesse per questa resistenza. Dal punto di vista dello spazio, il progetto si sviluppa nell’area a cui le persone si sono sentite legate. Durante le molte conversazioni sostenute, ho compreso un significato di tempo che va oltre la tempistica delle compagnie petrolifere e dei fotografi, di un paesaggio che cambia continuamente e non cambia mai. Questo è il mio tentativo da outsider di capire che cosa rimane». (Alice Myers).
Lo impariamo da piccoli, un esercizio di memoria che prende senso con il passare del tempo. Come in cielo così in terra. Retaggi di pomeriggi al catechismo, Messe alla domenica, preghiere serali. Crescendo il concetto di fede si modifica, amplifica o scema. In ogni caso, al di là di Chiese o Moschee, oltre il fanatismo o lo scetticismo, certi luoghi riecheggiano fortissimo un senso ampio, molto più ampio dell’esistenza umana.
Forse nella corsa quotidiana lo dimentichiamo, può succedere che il ritmo cittadino lo soffochi, ma davanti a certi paesaggi indomati percepiamo un battito, una vibrazione divina che ci riposiziona nell’universo, ci ricorda quanto piccoli siamo, quanto superbi seppur fragili. Abbiamo comunque la pretesa dell’uso del possessivo mio che usiamo davanti al mondo mentre forse sarebbe più giusto dire che siamo noi ad essere suoi, noi ad essere forgiati dal luogo in cui nasciamo, addrizzati dai venti, temprati dalla salsedine, irrobustiti dalle montagne.
Come in cielo così in terra. Le foto di Alice Myers sono questo: una preghiera senza parole che indugia sugli occhi e su labbra silenziose. Senza domandare il nome del nostro dio, se ne abbiamo uno, sentiamo che la nostra vita è poca cosa se non la spalanchiamo al mondo che nella sua interezza diventa casa, nella sua enormità ci chiama figli. È un’epifania la fotografia che riporta il sacro nei nostri giorni, un senso di meraviglia e rispetto che si distanzia dalle guerre che infestano i nostri giorni, guerre che di religioso non hanno niente anche se dietro la religione si nascondono. È a questo che servono lavori come quello di Alice, a combattere senza armi nemici invisibili. E, ancora di più, a non assomigliare mai a questi nemici. [
Sonia Borsato ]
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IL CIELO È IN TERRA
di
Alice Myers
vie del centro storico - Villa Verde OR
25 luglio – 4 settembre 2016
ingresso: libero
pubblicato in data 20-09-2016 in NOTIZIE / MOSTRE
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