La giuria della terza edizione del Concorso Fotografico associato all'Ariano International Film Festival, composta da Stefania Biamonti (caporedattore di FPmag), Nino Celeste, Angelo Di Pietro, Angelo Orsillo, Sandro Iovine (direttore responsabile di FPmag) e presieduta da e Angelo Turetta, ha assegnato la vittoria nella categoria Arte Digitale – a Ilaria Sagaria ventiseienne autrice campana, con il lavoro
Yamis.
Yamis è l’acronimo di You are my sister, un progetto fotografico realizzato in collaborazione con la sorella dell'autrice che ha posato per ottenere le immagini che compongono il lavoro. «Durante tutta la sua adolescenza – racconta Ilaria Sagaria – mia sorella non ha fatto altro che sentirsi inadatta, come accade generalmente a tutte le ragazze di quell’età. Portava un busto ortopedico di ferro a causa di una scoliosi piuttosto accentuata. Se ne vergognava e per nasconderlo indossava sempre abiti molti larghi, ma era inevitabile che gli altri lo notassero e a volte veniva persino derisa dai suoi compagni di scuola. Intanto il busto iniziava a schiacciarle i fianchi e a lasciarle segni sempre più evidenti sul corpo. Con o senza busto, mia sorella si vedeva sempre brutta. La sua storia rappresenta quella di tutte le donne, ma anche di tutti gli uomini che, di fronte al proprio corpo si sentono sempre inadatte/i. Narra di quella condizione profonda, stratificata nelle sensibilità e negli affetti, in cui si depositano il dolore, i segni del ricordo ,il trauma, gli effetti delle marginalità di ogni tipo. Sin da bambine/i ci insegnano che essere belle/i è un compito, una missione da raggiungere e convertiamo tutta la nostra vita in un allenamento duro e continuo, in cui l’unico scopo è farci diventare perfette/i. I difetti fisici, i segni del tempo, i giudizi altrui, la scarsa autostima, sono segni che si inscrivono nel corpo attraversandolo come schegge e lacerando la nostra identità. Accettiamo noi stesse/i, solo se ci sentiamo accettate/i dagli altri. Così come la polvere si accumula lentamente sulle cose, così i giudizi si depositano su di noi, e ci ricoprono fin quando non riusciamo più a vederci per quello che siamo realmente. L'oltraggio a un corpo emaciato, al fine di una sua rivendicazione. Un corpo materiale e immateriale, fisico e mentale, politico e poetico nello stesso tempo. [ S. I. ]
pubblicato in data 08-08-2015 in NOTIZIE / CONCORSI
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